21 novembre, 2005

Riscoprire: Pierre Levy e Derrick De Kerckhove

Dagli archivi della Rai TV, estraiamo una parte di una preziosa intervista del 1998, a due filosofi che ci possono aiutare a comprendere il ruolo della tecnologia nella economia contemporanea, intendendo per ricchezza dell'umanità una dimensione prettamente umana e sociale: la sua intelligenza, la sua memoria, la sua immaginazione, che va moltiplicata con opportune tecnologie cooperative.

Dalla intervista della Rai ai due filosofi
http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/d/dekerc05.htm
[...]

Domanda 5
E per quanto riguarda il concetto di "intelligenza collettiva"?

Risposta
(Levy) Di certo non è un concetto di mia invenzione. In un certo modo è l'invenzione propria dell'umanità. Cos'è la cultura? E' la dimensione collettiva dell'intelligenza e poiché possediamo questa intelligenza collettiva siamo degli esseri umani; l'intelligenza collettiva è data dalla memoria collettiva, da un immaginario collettivo. Siamo quel che siamo grazie all'esistenza delle istituzioni, delle tecniche, dei linguaggi, dei sistemi di simboli, dei mezzi di comunicazione. Questo è il livello più generale dell'intelligenza collettiva e la nostra intelligenza individuale è totalmente infiltrata dall'intelligenza collettiva; non saremmo intelligenti se non usassimo il linguaggio, se non fossimo stati allevati in una certa cultura. Insisto molto sul fatto che per me l'intelligenza collettiva umana è molto diversa dall'intelligenza collettiva delle formiche o delle api. Un formicaio è intelligente ma non lo è una formica; essa non è più intelligente quando il formicaio diventa più intelligente mentre quanto più l'essere umano vive in una cultura ricca tanto più lo spirito individuale si arricchisce.

Esiste, perciò, una dimensione olografica nell'intelligenza collettiva; in fin dei conti, quello che mi interessa è l'arricchimento di una persona. Se una persona partecipasse all'intelligenza collettiva, tale esperienza dovrebbe consistere in un esperienza di emancipazione, non significa affatto essere rinchiuso in qualcosa di unificatore. Esiste un'altra dimensione molto importante ed è l'intelligenza collettiva come progetto. Quando si legge ciò che hanno scritto le persone che hanno inventato Internet, che hanno messo a punto i primi forum elettronici - persone come Ted Nelson e Douglas Engelbart che hanno inventato il mouse, il multi phone o come Tim Berners-Lee che ha inventato il WWW -, pur non impiegando, nei loro scritti, la parola esatta di "intelligenza collettiva", è esattamente quello che vogliono dire.

Queste persone si sono chieste quale fosse il migliore utilizzo di tutte le tecnologie interattive digitali, nella volontà di aumentare l'intelligenza dei gruppi, di mettere in sinergia le memorie, le immaginazioni, le competenze e di fare funzionare tutto questo in quel preciso modo. Era un progetto originale all'epoca. Non dobbiamo dimenticare che il grande progetto mitico dell'informatica per molto tempo è stato lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, non era né il progetto di Ted Nelson né quello di Douglas Engelbart o di chi lavorò su i forum elettronici. Loro hanno detto no allo sviluppo dell'intelligenza artificiale, l'importante è l'intelligenza collettiva. Un ultimo nodo che vorrei affrontare è quello che riguarda la questione politica. Con Internet possiamo finalmente renderci conto che non possiamo avere accesso a tutto. Possiamo toccare questa realtà con il dito, significa che tutto è fuori portata, tutto è non manipolabile e l'intelligenza collettiva è intotalizzabile. Il progetto che ho cercato di formulare all'interno del libro "Intelligenza collettiva" è molto generale, e riguarda un progetto di civilizzazione. Se dovessi riassumerlo in poche parole direi: "qual è la principale ricchezza dell'umanità? E' la sua intelligenza, la sua memoria, la sua immaginazione, le sue forze mentali e spirituali." Tutte le sue altre ricchezze derivano da queste prime. Mentre si gestiscono in modo straordinariamente preciso le ricchezze finanziare, le miniere, e sempre più anche le risorse ecologiche, si lasciano deperire incredibilmente le risorse in competenze, in intelligenza.

Abbiamo delle forme organizzative che non sono purtroppo presenti per valorizzarle. Consideriamo l'intelligenza delle persone che sono nella folla: sono totalmente appiattite, negate, inesistenti. Una folla è più stupida di un animale nonostante sia composta di esseri umani individualmente molto intelligenti. In un sistema burocratico la folla è un poco meno intelligente che il capo superiore, perché gli esecutori fanno sempre degli errori. Eppure esiste una quantità di competenze, di tutte queste persone che formano il sistema burocratico, che non viene valorizzata. Inoltre, partecipare ad un sistema burocratico non è una cosa molto gradevole per l'individuo, non arricchisce molto, non favorisce lo sviluppo personale. Inventiamo, dunque, dei modi di organizzazione che mettano in valore le intelligenze, le loro differenze, moltiplichiamo le intelligenze le une con le altre invece di farle sottrarre o dividere. Le tecnologie sono un mezzo per realizzare questo progetto; tuttavia, conta il progetto ha priorità rispetto al mezzo tecnologico.

Essenzialmente, si tratta di un progetto umanista nella sua essenza. In seguito potrà avere un miliardo di forme, potrà essere utilizzato per gli affari, per metodi di management, per l'educazione, per l'apprendimento cooperativo, all'interno di una prospettiva artistica, politica o per una democrazia più partecipativa. Il punto capitale, per me, dell'intelligenza collettiva non è l'insieme del collettivo, ma è l'idea di ottimizzazione della ricchezza capitale, del vero capitale.


Domanda 6
De Kerckhove, infatti, sostiene che l'intelligenza connettiva non è altro che la "pratica" di questo processo...

Risposta
(De Kerckhove) Ovviamente: la pratica. McLuhan diceva sempre che il suo lavoro non era altro che una nota a piè di pagina. Posso dire che l'intelligenza collettiva sia una nota a piè di pagina su ciò che si è appena scritto, su quello che si è appena detto: è, effettivamente, la pratica della moltiplicazione delle intelligenze le une in rapporto alle altre all'interno del tempo reale di un'esperienza, di un progetto. Non è molto più di questo ma nello stesso tempo da alla gente subito l'esperienza della loro intelligenza collettiva nel loro gruppo. Ed è gradevole da vivere perché è una nuova esperienza cognitiva, o meglio: una vecchia esperienza cognitiva della quale, però, si prende coscienza arricchendola e accelerandola.

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