15 gennaio, 2006

Girovagando tra gli oggetti intermediari

Girovagando tra gli oggetti intermediari.

Il primo input mi giunge dalla lettura del modello Benenzon in musicoterapia, che
trova applicazione nel caso di autismo, pazienti in coma, Alzheimer, mi chiedo se tale documento possa avere un legame con le mie attuali ricerche sugli oggetti intermediari. La risposta che mi do è che si il lavoro del prof. Rolando Benenzon, creatore dell'omonimo modello, attribuisce all'oggetto intermediario la doppia funzione di particolare canale comunicativo e di intermediario energetico, che avrebbe «lo scopo di fluidificare i canali di comunicazione». In altri termini, utilizzare l'intermediazione tecnologica, in senso lato, può costituire una sorta di leva, sensoriale e cognitiva laddove le risorse umane sono insufficienti per affrontare certi «pesi»: organizzativi, culturali o psicologici.


Il secondo input, mi viene dato dal documento «Oggetti Intermediari» del prof. Dominique Vinck, che si occupa di Sociologia dell'innovazione, di Etnografia delle tecniche, di Sociologia delle scienze.

Egli vede nel concetto di Oggetti intermediari un modo per interpretare dei meccanismi sociali in opera attraverso la mediazione tecnologica.
Ridefinisce anche il concetto di cognizione che viene vista non come limitata ad una parte di un corpo, ma come situata (cioè collocata nelle pratiche degli attori nel quotidiano) e distribuita in un determinato contesto spaziale, inoltre la cognizione non rappresenta un fatto individuale, ma un fatto collettivo, infatti essa si sviluppa dalle interazioni dinamiche tra umani e tra umani ed oggetti, e quest'ultimi intervengono nelle dinamiche cognitive.
L'interazione con gli oggetti si esprime nell'influenzare l'incontro delle persone, nell'ordinare le sequenze operative, nell'indurre routine, nell'indurre un formato per l'azione, ecc.

La consapevolezza cognitiva delle configurazioni organizzative ed il rapporto con gli oggetti intermediari, può farci comprendere meglio la reciproca determinazione (coproduzione) tra organizzazione e tecnologie per concepire una rete che sia di apprendimento e di cooperazione, facendo prefigurare interessanti applicazioni nelle politiche del cambiamento culturale nelle imprese, concretizzando quelle politiche della prevenzione troppo spesso rimaste lettera morta.

Nessun commento: