Traduzione non ufficiale del termine «indicalità» da http://fr.wikipedia.org
Indicalità
Questa nozione è senza dubbio la più semplice da circoscrivere. L'indicalità designa una proprietà del mondo più che un fenomeno sociale. L'indicalità è una nozione presa a prestito dalla linguistica, essa è stata inizialmente formulata nel 1954 dal linguista e matematico Bar Hillel. Quello che lui dice della nozione di espressione indicale, una nozione che lui stesso ha formato, «ci sono delle espressioni indicali che non possono uscire dal loro contesto». L'etnometodologia prende a prestito questa espressione per rendere conto della necessità, che essa ha, per comprendere gli scambi in seno all'interazione, di indicare sulle situazioni locali che si sono prodotte.
Essa esprime l'idea secondo la quale il senso di tutte le cose è attaccato al suo contesto. I deittici (qui, adesso, ieri, io, lei, noi ...) per esempio, sono delle parole identiche per tutti quelli che le pronunciano, ma rinviano per ciascuna delle loro utilizzazioni a un contesto unico. Così, al momento della redazione di questo articolo, qui e ora fanno riferimento a una situazione differente da quella di ciascuna delle sue future letture.
Una frase può ugualmente ricoprire dei sensi differenti in funzione:
Sopprimere tutti i segni che permettono l'interpretazione limita grandemente la comprensione della frase, diviene così difficile a chiunque di attribuire un senso preciso del quale esso sia completamente convinto. Infatti, tutte le forme simboliche, verbali, gestuali o altre, sono guidate dall'indicalità. Questo implica che il senso è sempre prodotto localmente, poiché alcune situazioni non sono riproducibili strettamente in modo identico.
Prendiamo come esempio un graffito situato vicino alla Stazione ferroviaria di Montparnasse, che è stato visto per anni da un treno della periferia preso quotidianamente: Viva il PCP. Cos'è il PCP, una droga, o il partito comunista peruviano? È tuttavia possibile che PCP significhi qualcosa del tutto diverso. L'assenza del contesto genera confusione. Si vede come qui l'indicalità in etnometodologia è una proprietà del linguaggio naturale e non semplicemente di certe espressioni particolari come sono i deittici.
L'indicalità può anche trovarsi fuori della lingua. Comportamenti e pratiche particolari individuali possono anche essere indicali. Per una donna, ad esempio, camminare con i seni nudi su una spiaggia francese alla fine del XX secolo costituisce un comportamento normale, ma se lo fa nelle vie della città che delimita questa stessa spiaggia, allora il suo atto costituirà un attentato al pudore e colpirà i suoi concittadini. In tale caso, è la differenza delle norme in funzione del posto che costituisce la indicalità.
Indicalità
Questa nozione è senza dubbio la più semplice da circoscrivere. L'indicalità designa una proprietà del mondo più che un fenomeno sociale. L'indicalità è una nozione presa a prestito dalla linguistica, essa è stata inizialmente formulata nel 1954 dal linguista e matematico Bar Hillel. Quello che lui dice della nozione di espressione indicale, una nozione che lui stesso ha formato, «ci sono delle espressioni indicali che non possono uscire dal loro contesto». L'etnometodologia prende a prestito questa espressione per rendere conto della necessità, che essa ha, per comprendere gli scambi in seno all'interazione, di indicare sulle situazioni locali che si sono prodotte.
Essa esprime l'idea secondo la quale il senso di tutte le cose è attaccato al suo contesto. I deittici (qui, adesso, ieri, io, lei, noi ...) per esempio, sono delle parole identiche per tutti quelli che le pronunciano, ma rinviano per ciascuna delle loro utilizzazioni a un contesto unico. Così, al momento della redazione di questo articolo, qui e ora fanno riferimento a una situazione differente da quella di ciascuna delle sue future letture.
Una frase può ugualmente ricoprire dei sensi differenti in funzione:
- di quello che la pronuncia,
- dell'uditorio al quale essa è destinata,
- del luogo e del momento della sua elocuzione,
- o ancora dell'intonazione della voce, per non nominare che qualche elemento contestuale.
Sopprimere tutti i segni che permettono l'interpretazione limita grandemente la comprensione della frase, diviene così difficile a chiunque di attribuire un senso preciso del quale esso sia completamente convinto. Infatti, tutte le forme simboliche, verbali, gestuali o altre, sono guidate dall'indicalità. Questo implica che il senso è sempre prodotto localmente, poiché alcune situazioni non sono riproducibili strettamente in modo identico.
Prendiamo come esempio un graffito situato vicino alla Stazione ferroviaria di Montparnasse, che è stato visto per anni da un treno della periferia preso quotidianamente: Viva il PCP. Cos'è il PCP, una droga, o il partito comunista peruviano? È tuttavia possibile che PCP significhi qualcosa del tutto diverso. L'assenza del contesto genera confusione. Si vede come qui l'indicalità in etnometodologia è una proprietà del linguaggio naturale e non semplicemente di certe espressioni particolari come sono i deittici.
L'indicalità può anche trovarsi fuori della lingua. Comportamenti e pratiche particolari individuali possono anche essere indicali. Per una donna, ad esempio, camminare con i seni nudi su una spiaggia francese alla fine del XX secolo costituisce un comportamento normale, ma se lo fa nelle vie della città che delimita questa stessa spiaggia, allora il suo atto costituirà un attentato al pudore e colpirà i suoi concittadini. In tale caso, è la differenza delle norme in funzione del posto che costituisce la indicalità.
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