01 marzo, 2007

Etnometodologia: Idiota culturale: Generalizzazione della capacità di costruire il senso

Secondo Robert Jaulin, non ci sono idioti culturali, che confuta così i modelli che presentano individui sottoposti a fenomeni di cui non hanno coscienza. Indipendentemente dal suo comportamento, l'individuo è capace di produrre un discorso per giustificarlo. Se gli chiedono una precisazione nuova, il senso si costruirà nel momento. Poco importa la veridicità del senso
costruito, il senso esiste sempre. Il senso, che ciascuno ha la capacità di costruire, non deve essere compreso come un'espressione più o meno affidabile di ciò che avviene effettivamente.

Non è un'immagine della verità, ma un'idea pratica dotata di una certa forza di convinzione. Per Harold Garfinkel, il ragionamento scientifico prende in prestito gli stessi cammini del ragionamento comune. Quest'ultimo è certamente più sistematico e più rigoroso, ma resta consustanziale. È sottoposto, come qualsiasi ragionamento, al contesto nel quale si enuncia. La benzina del discorso scientifico, come discorso profano, è dunque indicale. La razionalità
scientifica è soltanto un'espressione locale di un fenomeno indicale.

Così, indipendentemente dall'utilità di un'idea ed il lavoro d'osservazione che ne è all'origine, essa non ha senso che per una popolazione precisa ad un momento dato. Non è privata di interessi pratici per i suoi contemporanei, ma la sua pretesa di verità non può costituire altra cosa che una pretesa legata ad un certo contesto.

L'utopia della non-idiozia culturale

L'aforisma di Robert Jaulin secondo il quale non esiste un idiota culturale è spesso compreso come una concezione umanista eventualmente tinta di una certa dimensione liberale che vorrebbe che ciascuno sia libero delle sue scelte e che in qualsiasi momento decide per sé stesso senza essere sottoposto ad un determinismo inferiore. Questa concezione politica, vedere metafisica, straripa dal campo della etnometodologia. Quest'espressione permette semplicemente di stabilire l'idea secondo la quale creare del senso è un'attività generale e sistematica per tutti gli umani. L'obiettivo iniziale di quest'osservazione era in particolare la sociologia degli anni 1950 e 1960 e la pretesa dei sociologi di vedere fenomeni sociali inaccessibili a quelli che sono direttamente implicati in questi.

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