22 settembre, 2006

Etnometodologia: riflessività come attività d'interpretazione

Traduzione non ufficiale della voce Riflessività tratta da http://fr.wikipedia.org/wiki/Ethnométhodologie/#Reflexivité

La riflessività è una nozione precisa ma delicata da manipolare, poiché si può facilmente confondere con l'indicalità. Contrariamente all'indicalità, la riflessività è un fenomeno osservabile nei comportamenti. Si può comprendere come la capacità di ciascuno di interpretare i segni per costruire il senso.

Uno stesso evento da luogo a una comprensione sempre differente poiché ciascuno opera a partire dal proprio vissuto. L'indicalità non crea del senso da sé stessa. Nell'esempio dei graffiti richiamato precedentemente, certi indici possono permettere una interpretazione più particolare. Si può aggiungere che Viva il PCP è scritto nella pittura rossa, colore che può richiamare l'attenzione ed essere associato ad un simbolo politico. Di più si può aggiungere che nello stesso luuogo, 10 metri più lontano, figura anche l'iscrizione Fujimori genocide, visibilmente scritta dalla stessa persona.

L'interpretazione di questi segni interessa la riflessività nella misura in cui l'individuo che legge il graffiti e che si interroga sul suo significato non otterrà lo stesso risultato
secondo la sua cultura. Per un individuo che vede questo graffiti per la prima volta, come può essere un adolescente, la sua cultura più o meno limitata può tuttavia condurlo a dedurre che Fujimori è un nome giapponese e che il Perù non è situato al Giappone. Lo specifico della riflessività indica così a lui un paradosso in questa associazione del Perù con una personalità politica di possibile di origine giapponese. Quindi, un'interpretazione più accurata della natura delle iniziali PCP può essere più precisa se l'adolescente è più esperto sugli argomenti sovversivi (droga e violenza) piuttosto che sugli argomenti della storia politica del Perù.

Gli etnometodologi evocano frequentemente la coda di attesa come esempio di che cosa è la riflessività una coda esiste perché gli individui vi partecipano, perché la riconoscono come tale. Il fenomeno della coda di attesa esiste perché la riflessività di ciascuno gli indica la sua esistenza. Tuttavia, questa percezione comune della coda non evita che tutte le persone abbiano un'immagine differente da questa stessa coda. Alcuni per esempio saranno soddisfatti per vedere una tale disciplina in questa coda, altre prenderanno la cosa come un vincolo alla loro libertà personale, altre ancora si rammaricheranno di non potere avanzare pochi posti senza farsi notare.

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