Edizione Rizzoli-Etas.
Un libro che fotografa l'epoca in cui viviamo o meglio la rivoluzione che accompagna questo inizio secolo.
Una rivoluzione segnata dal protagonismo dei clienti, dei consumatori, degli utenti, dei cittadini che è resa possibile dalla diffusione delle tecnologie e modalità organizzative open source o comunque libere.
Un epoca dove mai come prima «ciò che sembra non è, ciò che è non sembra». Si legge d'un fiato come un romanzo, fa sognare come una fiaba, conforta come quei saggi corroborati da molti riferimenti all'economia e alla organizzazione del lavoro .
Ci sono fior fior di «soloni» nella nostra società specie nella Pubblica Amministrazione italiana, che pontificano di «e-health» di «e-government» e che poi si rifanno a modelli organizzativi fondati sulle «economie di scala» , sulla «centralizzazione dei sistemi informativi, magari proprietari, per fare ancora più economie» non già sulla apertura e certezza degli standard di comunicazione, su una politica di web services, una politica di collaborazione reticolare. Fosse per loro internet non sarebbe mai nata.
Costoro dovrebbero leggersi questo libro «Wikinomics» che potrebbe offrire nuovi orizzonti e nuovi occhi per vedere la società contemporanea. Gli spunti sono molti, ma ora mi soffermerò soltanto su uno di questi, il nuovo ruolo degli utenti clienti. Un ruolo in grado di cambiare totalmente l'organizzazione della Pubblica Amministrazione.
Capire che stiamo andando verso una società di «prosumer», come sostengono gli autori di «Wikinomics», significa capire che il modello informatico dovrà tener conto del protagonismo degli utenti. Infatti «prosumer» deriva dall'unione di due parole «produttore» e «consumatore». Termine soltanto apparentemente paradossale e bizzarro. Oggi, sempre più diffusamente, si riscontrano situazioni di collaborazioni di massa per costruire qualche prodotto secondo i gusti degli utenti. Si riscontrano comunità di prosumer intorno all'auto Toyota Prius, all'iPod di Apple, ai prodotti della Lego oppure ai computer della Dell passando per YouTube di Google.
Quanto dice Judy Rebick, fondatrice di Rabble - un forum basato su una community, che ospita notizie prodotte dai media e dibattiti -
Fino a quando i media penseranno di avere la verità in tasca - continua - non saranno mai nella posizione di sfruttare l'intelligenza collettiva della gente. È una cultura completamente diversa, e un modo completamente diverso di considerare la conoscenza.Quanto soprariportato si attaglia perfettamente alla Pubblica Amministrazione, che molto più dei media, pensa di avere sempre la verità in tasca. Questo avviene anche per il ruolo istituzionale che gli è stato affidato, ciononostante è ora che si inizi a cambiare orientamento e si coinvolgano i cittadini in ambiti scolastico piuttosto che sanitario.
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